Il cashmere rigenerato è un tessuto che offre molti vantaggi: indossare un capo di abbigliamento così realizzato significa stare comodi e ben al calduccio nonostante fuori il clima sia davvero impietoso.
Vediamo in questa sede di scoprire qualcosa di più su questo ritrovato dell’industria tessile.
Cashmere: cos’è esattamente?
Il cashmere (o cachemire, dipende se volete esprimervi in lingua inglese o francese) è un tessuto di gran pregio, vero e proprio gioiello modaiolo che potrete sfoggiare con disinvoltura in svariate circostanze.
Questa fibra tessile si ricava dalla tosatura della capra hircus, un animale parecchio diffuso nella regione del Kashmir, vale a dire dalle parti di Cina, Mongolia, India e Pakistan. Ciascun esemplare può fornire all’uomo non più di 200 gr. di merce e questo spiega non soltanto per quale motivo la produzione annuale di cashmere si aggiri sui 5 milioni di chili (quantitativo tutto sommato non proprio degno di nota) ma anche il costo notevolmente superiore di questo filato rispetto ad altri tipi di tessuto.
Perché usare il cashmere?
Beh, sicuramente per una lunga serie di motivi che nascondono ragioni più o meno pratiche: innanzitutto usare prodotti in cashmere significa non avere a che fare con noiose ed antiestetiche pieghe e quindi non dover stirare o non temere di stropicciare il maglione una volta riposto nel cassetto o in valigia. Un ottimo compromesso insomma tra le esigenze di chi si occupa della gestione della casa e quelle di chi vorrebbe sempre apparire in tutto il suo splendore in ogni circostanza.
In secondo luogo questa particolare fibra tessile sembra quasi poter durare in eterno: non si rovina lavandola, anzi, paradossalmente si ammorbidisce nel tempo, tende a non scolorire, è antistatica e quindi non attira polveri e non si carica elettrostaticamente e chi più ne ha più ne metta.
Inoltre il cashmere, lo abbiamo già accennato, mantiene benissimo la temperatura corporea, è delicatissimo sulla pelle ed è un tessuto traspirante.
Sostenibilità del cashmere
Il cashmere, almeno così come lo conosciamo, non è per niente un prodotto sostenibile, basti pensare che per confezionare un maglione è necessario tosare almeno quattro animali. Ciò contribuisce a fare del cashmere vergine una fibra tessile ad altissimo impatto ambientale, impatto che nemmeno la sorella povera di questo tessuto, la lana di pecora, riesce ad eguagliare. Tra l’altro le popolazioni asiatiche che sul commercio di questi filati basano buona parte della loro economia, hanno ovviamente ritenuto opportuno lavorare per moltiplicare esponenzialmente il numero di capi di bestiame a loro disposizione. Ciò si è ovviamente tradotto nel lento ed inesorabile processo di desertificazione di molte aree un tempo adibite al pascolo, soprattutto dalle parti della Mongolia.
Per questo motivo si è pensato, è proprio il caso di dirlo, di salvare capre e cavoli ricorrendo al cashmere rigenerato ossia ottenuto da scarti. Grazie alla vostra scelta ecosostenibile, avrete contribuito a salvare un angolo del pianeta.