L’amica geniale è il titolo di un romanzo scritto da Elena Ferrante e recentemente trasposto in fiction. Il successo di questo lavoro, sia che si parli della sua versione cartacea o televisiva, è stato a dir poco immenso. In questi giorni è in programmazione la seconda serie (vedi su questo sito per conoscere date e orario in cui va in onda), chiamata con due nuove attrici come protagoniste.
Ma per quale motivo l’indice di gradimento ha raggiunto per questo racconto vette così alte? L’amica geniale nasconde un segreto? Scopriamolo insieme.
La trama
La narrazione, sia nel libro che nello sceneggiato, coincide con un lunghissimo flashback. Rino, figlio di Lila, in piena notte telefona ad Elena comunicandole che la madre è scomparsa da casa e cercando nell’anziana donna un po’ d’aiuto e di conforto. Elena da quel momento in poi torna indietro con la mente per ricordare quel grosso tratto di vita percorso insieme all’amica di un tempo.
La storia ci porta allora nella Napoli di metà ‘900 dove due bambine dall’intelletto vivace intrecciano un’amicizia destinata a durare per la vita. Le protagoniste vivono in un quartiere periferico del capoluogo partenopeo. Ciò basta ad instillare in loro una naturale sete di rivalsa e di riabilitazione. Inutile dire che Elena e Lila hanno caratteri molto diversi, del tutto opposti, ma si vogliono bene, anche nei momenti in cui entrano in competizione o si tradiscono.
Come accade in un qualsiasi romanzo di formazione che si rispetti, l’autrice ha sempre gli occhi puntati sulla storia e sull’evoluzione interiore delle protagoniste, sugli eventi nodali della loro adolescenza e sulla loro storia da adulte. In ciascuna di queste fasi della vita, le poverette tentano il tutto e per tutto per emanciparsi dal loro quartiere d’origine, dalla loro famiglia e persino dalla loro storia passata. Ripongono in tal senso molta fiducia nelle capacità intellettuali di cui la natura le ha dotate, ma nonostante tutto non riescono nel loro intento.
Giunte a questo punto del loro percorso, le due ragazze di un tempo sanno di essere destinate ad una vita amara e solitaria, che lasciarsi il passato alle spalle o raggiungere un obiettivo non necessariamente significa trovare la chiave per la felicità e che il vissuto sarà sempre una componente rilevante nella storia presente e futura di ognuno di noi. Intanto l’amicizia che ha sempre legato Elena e Lila inizia ad essere percepita come un sentimento profondo ma non troppo.
Il libro
Per quanto riguarda il libro di Elena Ferrante dobbiamo subito dire che si tratta di un lavoro capace di catturare i lettori per la bella prosa e per il realismo con cui la scrittrice è stata in grado di delineare i contorni di un preciso contesto sociale.
Elena e Lila, le due protagoniste della vicenda, sono tratteggiate nei minimi particolari che caratterizzano la loro emotività e la loro psiche. Conosciamo queste due donne sin nel profondo e siamo in grado di ricostruire la loro storia unendo a nostro piacimento elementi della loro vita quotidiana e tappe importanti della loro esistenza. Inutile dire che basta questo a renderci più facile l’immedesimazione, a seconda della nostra indole e del nostro vissuto, nell’una o nell’altra protagonista.
La prosa che accompagna questa narrazione è leggera e scorrevole e, per quanto il racconto possa essere preciso e dettagliato, il lettore non ha mai modo di annoiarsi. Le due bambine, man mano diventate donne, vivono un’amicizia profonda e sincera ma destinata a scontrarsi con quel carico di dolori e frustrazioni che la vita inevitabilmente si porta dietro. Elena e Lila decidono comunque di sostenersi sempre vicendevolmente e scelgono di resistere ai momenti no.
La loro è una storia di tenacia e dolore, amarezza ed amore. Si tratta di due personaggi quasi tragici che non possono ambire all’happy end e che in effetti nemmeno ci credono più al lieto fine. Questo basta già a farcele prendere in simpatia, a farci venire voglia di partecipare alla loro vita.
Il film
Il film, prodotto in Italia con la collaborazione di Rai Fiction, è stato un grande successo. Non è un caso che attualmente sia stato esportato in ben 56 paesi sparsi per il mondo. La vicenda raccontata, grazie anche all’arruolamento di Elena Ferrante tra le fila degli sceneggiatori, è molto fedele al libro. Proprio per questo motivo la pellicola non manca di conquistare anche gli spettatori che sono già stati lettori.
Il napoletano e la famiglia
L’uso del dialetto napoletano ed il rapporto con la famiglia sono due punti critici dell’intero racconto. Sullo sfondo della vicenda si percepisce l’ingombrante presenza della “napoletanità”. Le protagoniste però tendono in qualche modo ad evitare sempre il ricorso al dialetto per il semplice motivo di volersi allontanare dai luoghi e dalle brutte esperienze vissute nei rioni napoletani durante la loro infanzia e la loro adolescenza. L’uso del dialetto quindi, per quanto presente soprattutto nella fiction, si accompagna ai momenti di trivialità e di scarsa emancipazione.
Relativamente alla famiglia invece viene spesso sottolineata la necessità di distaccarsi dai clan di appartenenza. Poco importa farne parte per nascita o per matrimonio. I cognomi sono un peso, un limite ed un mezzo per imporre violenza.
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